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Diastasi addominale: come gestire una condizione comune

La diastasi addominale è una condizione relativamente comune che interessa molte persone, specialmente le donne durante e dopo la gravidanza. Comprendere cosa sia, quali siano le sue cause e come trattarla può fare la differenza nel migliorare la qualità della vita e preservare il proprio benessere.

Cos’è la diastasi e come si manifesta

La diastasi addominale è caratterizzata dalla separazione eccessiva dei due muscoli retti dell’addome, che normalmente sono uniti lungo la linea mediana del corpo. La linea mediana, o linea alba, è una banda di tessuto connettivo che corre verticalmente lungo la parte anteriore dell’addome, dall’osso del pube allo sterno, e tiene uniti i cosiddetti muscoli retti addominali.

Questi ultimi in gravidanza si separano e si allontanano l’uno dall’altro fisiologicamente, formando un incavo più o meno visibile dopo il parto: si può quindi parlare di diastasi solo trascorso un periodo post-partum fino a 8- 12 mesi, senza che i muscoli siano tornati alla condizione normale, e soltanto quando la distanza tra di loro supera i 2-2,5 cm.

I sintomi della diastasi addominale variano da persona a persona, ma alcuni dei più comuni includono:

  • rigonfiamento addominale, spesso più evidente durante gli sforzi fisici come quando si sollevano pesi
  • dolore addominale o senso di pesantezza pelvica, soprattutto facendo determinati movimenti
  • difficoltà digestive, con addome gonfio dopo mangiato e problemi legati alla pressione addominale
  • dolori alla schiena o al bacino, collegati alla debolezza della parete addominale
  • incontinenza urinaria, ovvero problemi di controllo della minzione

Cause e fattori di rischio

La causa principale della diastasi addominale è la gravidanza. Durante la gestazione, l’utero in crescita esercita una naturale pressione sui muscoli addominali, che si allungano per fare spazio al feto.

Questa condizione può essere influenzata da diversi fattori di rischio:

  • età della gestante: le donne sopra i 35 anni hanno un rischio maggiore di sviluppare diastasi
  • peso del feto: un feto di grandi dimensioni può esercitare una maggiore pressione sull’addome
  • gravidanza gemellare: la presenza di più feti aumenta il carico sui muscoli addominali
  • gravidanze precedenti: ogni ulteriore gravidanza può contribuire alla debolezza della parete addominale

Una raccomandazione in tema di muscoli addominali che faccio sempre in ambulatorio alle mie pazienti di Milano e Firenze, è quella di evitare l’uso di pancere soprattutto nel post parto: oltre a non fare lavorare la muscolatura, si è visto infatti che possono provocare un aumento della pressione intra-addominale, spingendo gli organi interni verso il basso, con rischio aumentato di prolasso e di incontinenza urinaria.

Anche se la gravidanza è la causa predominante, esistono altri fattori che possono determinare la diastasi, come l’obesità, la lassità muscolare e il rapido aumento o perdita di peso.

Anche le attività fisiche troppo intense o il sollevamento scorretto di pesi possono influenzare l’insorgenza di questa condizione, così come alcune patologie come la tosse cronica che implicano una continua e ripetuta pressione addominale.

Diagnosi e valutazione

Per accertare la diastasi addominale, è necessaria una visita ginecologica. Durante l’esame clinico, il medico misurerà la distanza tra i muscoli retti addominali. Nei casi dubbi, per una valutazione più precisa possono essere utilizzate anche tecniche di imaging come l’ecografia o la tomografia computerizzata (TC).

Prevenzione e trattamento

Non sempre è possibile prevenire la diastasi addominale, ma alcuni semplici accorgimenti durante la gravidanza possono aiutare a ridurne il rischio. In particolare:

  • mantieni una postura corretta durante le attività quotidiane e quando ti siedi
  • sotto la guida di un fisioterapista, esegui esercizi mirati a rinforzare la parete addominale e il muscolo trasverso
  • rinforza il pavimento pelvico con esercizi specifici che possono aiutare a mantenerne la forza e la stabilità
  • evita come già detto l’uso di pancere o guaine

Nella maggioranza dei casi, la diastasi addominale può essere trattata da un fisioterapista in modo conservativo con un percorso riabilitativo che include esercizi posturali e di rinforzo della fascia addominale. Con una diagnosi precoce e un trattamento adeguato, è possibile gestire efficacemente questa condizione e migliorare il benessere complessivo. La riabilitazione può essere avviata alcune settimane dopo il parto.

In alcuni casi, la diastasi può essere associata a un’ernia ombelicale, che si verifica quando una parte dell’intestino spinge attraverso la parete addominale indebolita. In presenza di questa condizione o nei casi molto evidenti, oppure quando la diastasi è associata a sintomi debilitanti come dolore severo o incontinenza urinaria, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico, eseguito in anestesia generale, con permanenza di qualche notte in ospedale.

Obiettivi dell’intervento sono il riavvicinamento dei muscoli retti e la ricostruzione della linea alba, e in alcuni casi è previsto l’inserimento di una protesi in materiale biocompatibile.

Se sospetti di avere diastasi addominale, contatta il tuo medico di fiducia per una valutazione approfondita e un piano di trattamento personalizzato.

A cura della Dott.ssa Chiara Riviello